Manoj e Stanley sono due giovani ragazzi cingalesi che hanno provato diverse volte ad ottenere un visto di immigrazione per la Germania dove vorrebbero costruirsi una vita migliore. Decidono di inventare una nazionale di pallamano che iscrivendosi ad un torneo organizzato in Baviera dovrebbe ottenere i visti per tutti i componenti dell’equipe, circa 16. La macchina si mette in moto tra tante difficoltà, ripensamenti, e senza che il gruppo in formazione riesca ad amalgamarsi. Ottengono il visto e quando è il momento di partire, l’atteggiamento individualista dei singoli partecipanti comincia a creare dei problemi, che esplodono quando viene chiesto loro di fare le prime partite: la loro idea era di scappare non appena messo piede in Germania e di fronte alle umiliazioni subite durante i match capiscono che è importante cominciare questa nuova possibilità di vita con dignità. Riescono a formare un gruppo unito che finalmente potrà sciogliersi e permettere ad ognuno di trovare la propria strada.
Uberto Pasolini firma questo film, tratto da una storia realmente accaduta, che mescola divertimento e dramma, quello delle condizioni di chi vive in paesi poveri che sogna una vita diversa. La disperazione porta gli individui a pensare solo per se stessi e questo atteggiamento non produce cambiamenti positivi. Quando i protagonisti cominciano a pensare in termini di gruppo intero, a sperimentare solidarietà e condivisione di emozioni il cambiamento diviene possibile per tutti. E su nuove basi si formeranno nuovi gruppi che partiranno alla scoperta di una nuova vita. E’ questa la parte più commovente del film, la solidarietà tra i singoli che emerge forte nel finale.