“Il sapore della ciliegia “è centrato sul tentativo di un uomo di suicidarsi. Gli occorre un complice, qualcuno che lo aiuti nel suo intento e al quale è disposto a dare una lauta ricompensa.
Gira in macchina in un percorso tortuoso su una montagna arida per trovarlo, ripetendo un rituale ossessivo che lo avvicina al suo intento nel suo evolversi.
Ci sono molti spunti di riflessione ben rappresentati dal simbolismo della fotografia e dalla sceneggiatura che rispecchia il percorso interiore di quest’uomo, tortuoso e ripetitivo al principio fino alla risoluzione del cambio di strada e prospettiva.
Partendo dal concetto di cosa significa aiutare, qual è e il bene da perseguire e a quale ordine risponde Kiarostami dice che quello che aiuta e che salva è l’essere ascoltati e riconosciuti completamente nei propri bisogni.
E questo aiuto può arrivare solo da chi conosce ed ha vissuto realmente la vita, attraversandone i percorsi di dolore e trovando le proprie risposte. Non può essere il giovane militare, contadino e quasi privo di parole, nemmeno il seminarista che si appella agli insegnamenti religiosi. Nell’anziano uomo che Badii incontra per ultimo, la schiettezza, la semplicità la fede si fondono nell’ esperienza di vita vissuta. E’ questa umanità che gli da la possibilità di accettare, pur non condividendola, la richiesta di aiutare Badii nel tentativo di suicidarsi; allo stesso tempo la sua profonda accettazione e l’ascolto del bisogno di Badii, emozionano quest’ultimo ridandogli la speranza di vivere.