Sherman’s March di Ross McElwee
Ross McElwee ha in mente di fare un documentario su Wiliam Sherman generale che si distinse nella guerra di secessione americana. L’idea è di ripercorrere il suo tragitto nel sud del paese. Ma la sua fidanzata lo lascia proprio in quei giorni e così la discesa al sud diventa una ricerca sulla possibilità dell’amore romantico ai tempi del nucleare. McElwee è coinvolto in prima persona nella narrazione, e in alcuni rari momenti anche di fronte alla macchina. Il suo viaggio alla ricerca di un amore romantico diventa il modo per parlare delle sue difficoltà ad instaurare una seria relazione amorosa mentre il mondo intorno preme perché finalmente trovi una ragazza da sposare. Un diario di viaggio intimo, autoironico, che prende spunto dal cinema verité, realizzato in totale autonomia dall’autore, perché “aiuta a raggiungere quell’intimità con i protagonisti che una troupe professionale renderebbe invece più complicata”. McElwee sembra più interessato alla macchina da presa e al racconto di se e del mondo, quasi come mezzo per vincere quella ritrosia di allacciare rapporti umani duraturi e complessi