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In un manicomio nella provincia inglese si sta svolgendo una partita di cricket. Charles segna i punti e comincia a raccontare la sua storia al ragazzo che lo sta aiutando. Era stato 18 anni in Australia ed aveva appreso diverse tecniche da uno stregone, tra cui un grido capace di uccidere chi lo ascoltasse. Tornato in Inghilterra era entrato nella vita di una coppia apparentemente felice, Anthony e Rachel allacciando con la donna, grazie alle tecniche sciamaniche, una relazione amorosa.
È un film davvero complesso questo di Jerzy Skolimowsky, difficile da comprendere usando razionalità classica. Il tema della pazzia e dello sciamanesimo indirizza necessariamente la chiave di lettura verso aspetto decisamente sensoriali e carnali. Lo sono la rappresentazione dell’adulterio, l’inquietudine e il disagio di Anthony che cerca di combattere il potere di Charles e sullo sfondo la relazione con la chiesa che Anthony mantiene. Importante, ad ulteriore conferma, è la professione di quest’ultimo: è un musicista sperimentale, che lavora sui suoni, su particolari registrazioni di oggetti ed eventi di diversa natura; ancora dunque l’aspetto sensoriale che emerge. L’anima tirata in ballo dal prete durante la messa iniziale e più volte dallo stesso protagonista diventa il discorso fondamentale del film. Tra flashback e flashforward, montaggi paralleli simbolici con citazione del montaggio alternato di Ejzenstejn, la narrazione lascia a volte dei buchi incomprensibili; nonostante tutto il film mantiene un fascino ed una capacità di astrazione decisamente fuori dalla norma.

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