Armida è direttrice del carcere di Opera a Milano e esercita la sua professione con un forte senso del dovere, e del rispetto delle regole. Ama un suo collega, Umberto che fa l’educatore nello stesso carcere. Quando viene assassinato Armida comincia un lungo peregrinare in diversi istituiti di pena, portando sempre la sua massima integrità ovunque e allo stesso tempo il suo grande dolore per un avita che non le concede gioie
Mi è piaciuto questo film di Marco Simon Puccioni, tratto da una storia vera. Se da una parte viene portato all’attenzione il tema della lotta alla criminalità, alla mafia e come sia difficile rimanere integri quando ci si ha a che fare rischiando la propria vita ogni giorno, dall’altra il film indaga sulla vita privata di queste persone. In particolare Armida, così abile nella ricerca della giustizia e della verità nel suo lavoro, animata dalla voglia di cambiare le cose che ha intorno, ha invece molta difficoltà a stare con se stessa e cambiare la sua vita. Cosi senza mai riuscire a dare un senso diverso a se stessa finisce per cedere alla difficoltà che la vitale propone. Un film che indugia sul dolore di vivere, sul sentimento di rabbia che per molti è difficile elaborare e sulla solitudine che porta tutto questo a conseguenze estreme.