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Nisha è un adolescente che viva la vita dei suoi coetanei di Oslo e allo stesso tempo quella molto diversa della sua famiglia di origine Pakistana. Quando si innamora di un ragazzo e viene scoperta dal padre cominciano però grandi problemi con la famiglia che tenta in tutti i modi di ricondurla sulla via di quello che ritengono essere il modo di vita consono alla società di provenienza.
E’ un film in parte autobiografico quello di Iram Haq che racconta questa storia dal di dentro, da chi conosce perfettamente le dinamiche in gioco. Se a prima vista può sembrare un film che mette in discussione il tema religioso, in realtà proprio per la biografia stessa della regista capiamo che è un lavoro che denuncia i duri condizionamenti che la società impone, quelli che portano a regolare le proprie vite secondo la morale comune, in questo caso particolarmente rigida. Il problema infatti è cosa penserà la gente ed è il muro contro cui si scontra la protagonista adolescente presa tra due grandi forze contrarie, quella naturale adolescenziale della scoperta e quella della morale benpensante. La famiglia ed in particolare il padre diventano improvvisamente persone sconosciute, mosse da motivazioni incomprensibili ed inaspettate, conservazione e cambiamento si scontrano nel conflitto padre figlia. Un conflitto che nel finale aprirà uno spiraglio verso un tacito riconoscimento dei ruoli ed in definitiva alla riconferma di un legame affettivo indissolubile, malgrado tutto.

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