Ho visto questo bel film di Silvio Soldini alla rassegna Cinemente, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Parla di emozioni primarie, dunque forti; la passione amorosa, l’innamoramento, la rabbia, il dolore. Tutto in un contesto sociale e di persone con un livello evolutivo piuttosto primitivo.
Anna, giovane inquieta vive con Alessio, omone protettivo, dal carattere passivo che pensa a tutto, ripara qualsiasi cosa. Domenico, padre di famiglia un pò scapestrato vive con Miriam, che sbarca il lunario, si occupa dei bambini e di mandare avanti la famiglia.
Due anime infantili, Anna e Domenico ingabbiate in un rapporto con due “genitori”, uno Alessio che non vede e non sente nulla, l’altro Miriam persino troppo soffocante. I due giovani, due bambini in fondo, cercano emozioni e nutrimento; non bastano i loro hobby, la pittura e le immersioni. Cosi scatta quasi a prima vista una passione violenta tra Anna e Domenico e poi un vero innamoramento. Ben presto si capisce che le istanze dei due sono opposte, Anna vorrebbe cerca una nuova vita, e quindi a creare un rapporto vero con Domenico che da parte sua pur coinvolto ha il problema di mantenere la sua vita attuale dalla quale dipende in tutto e per tutto. In fondo anche loro non si vedono realmente, non comprendono quanto siamo distanti le prospettive dell’altro, amano una passione che li fa sentire vivi. Il non vedere, il non essere visti è il filo conduttore che lega tutti i protagonisti della vicenda, e che li accomuna in una sofferenza di fondo alla quale ognuno reagisce con una struttura difensiva diversa.
Sara Anna a interrompere la relazione, dopo che il tradimento è scoppiato e divenuto noto a tutti, quando intuisce che Domenico non lascerà la sua famiglia, dando quindi ad entrambi la possibilità di vivere con una consapevolezza la strada che prenderanno in seguito.
Evidente ed efficace il tentativo del regista di entrare direttamente nel tessuto sociale e nel vissuto dei protagonisti con un uso della macchina che si muove spesso e anche in modo confuso dentro, accanto, vicino ai personaggi, in una condizione ansiosa, a sottolineare proprio il disagio che nasce dai bisogni non ascoltati.