Anna è una giovane donna con una smisurata ambizione di fare l’ attrice. I suoi provini vanno sempre male anche perché ha una figlia di pochi mesi, che essendo sola porta sempre con se, che piange in continuazione alla quale lei non riesce a dedicare la giusta attenzione. In un crescendo di esasperazione finisce per affogarla nella vasca da bagno. Continuerà a cercare una scrittura senza successo e pian piano diminuisce le pretese, arrivando ai film porno per finire sulla strada a prostituirsi, in un drammatico percorso di autopunizione.
Tutta la sua esperienza diverrà poi materia di un film dal quale lei troverà lo spunto per scontare il suo terribile omicidio, affogandosi a sua volta.
Film svedese raccontato con estrema incisività; la fotografia è essenziale, scarna ed è per la maggior parte incentrata sul volto e sulla voce profondamente espressivi di Anna.
E il racconto del bisogno dell’uomo di trovare una strada che lo porti a farsi vedere, la notorietà in questo caso, laddove pero la vita è molto lontano dalla realtà. E solo quando si è toccato con mano l’effimero del mondo dei sensi si torna a comprendere e ad apprezzare i valori primari. Scorrono sullo sfondo e in parallelo alla narrazione del film scene di “Persona” di Bergman, a rafforzare il tutto. La maschera che indossiamo ci porta sempre più lontani da noi stessi.
Un film emotivamente molto coinvolgente, sin dalla prima scena, che arriva al termine senza lasciare un attimo di respiro.