Ciro Guerra sceglie il bianco e nero e il flashback per raccontare questa storia che si ripete nel tempo, e che ha tratti diviene una sorta di montaggio alternato, tanto simili sono le vicende occorse. Si tratta di storie tratte dai diari dei coloni e che vengono messe in scena con crudo realismo e varietà di lingue per mantenere intatte le prospettive dell’epoca. La pianta diviene per lo sciamano, l’unico modo per trasmettere per via esperienziale, quel sapere antico che è destinato a perdersi con lui. Sperimentando il potere della Yakruna i coloni potranno entrare in quel profondo contatto con l’ambiente necessario a viverlo con la giusta armonia. Ma questo non eviterà la dissoluzione di quei popoli capaci di vivere pienamente le foreste, l’acqua, gli animali, bravi a capire il mondo intorno per viverci meglio, al contrario dei coloni, la cui abilità veniva sviluppata con l’unico fine di dominarlo.
El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra
Nella foresta amazzonica vive in completa solitudine Karamakate, sciamano di una popolazione ormai sparita o sottomessa ai coloni. Lui ha sempre rifiutato di venire a patti coi bianchi portatori di decadenza ed immoralità, e in questa totale solitudine si troverà, tuttavia, per due volte a distanza di 40 anni, ad accompagnare due studiosi alla scoperta della pianta sacra, la Yakruna.
Ciro Guerra sceglie il bianco e nero e il flashback per raccontare questa storia che si ripete nel tempo, e che ha tratti diviene una sorta di montaggio alternato, tanto simili sono le vicende occorse. Si tratta di storie tratte dai diari dei coloni e che vengono messe in scena con crudo realismo e varietà di lingue per mantenere intatte le prospettive dell’epoca. La pianta diviene per lo sciamano, l’unico modo per trasmettere per via esperienziale, quel sapere antico che è destinato a perdersi con lui. Sperimentando il potere della Yakruna i coloni potranno entrare in quel profondo contatto con l’ambiente necessario a viverlo con la giusta armonia. Ma questo non eviterà la dissoluzione di quei popoli capaci di vivere pienamente le foreste, l’acqua, gli animali, bravi a capire il mondo intorno per viverci meglio, al contrario dei coloni, la cui abilità veniva sviluppata con l’unico fine di dominarlo.
Ciro Guerra sceglie il bianco e nero e il flashback per raccontare questa storia che si ripete nel tempo, e che ha tratti diviene una sorta di montaggio alternato, tanto simili sono le vicende occorse. Si tratta di storie tratte dai diari dei coloni e che vengono messe in scena con crudo realismo e varietà di lingue per mantenere intatte le prospettive dell’epoca. La pianta diviene per lo sciamano, l’unico modo per trasmettere per via esperienziale, quel sapere antico che è destinato a perdersi con lui. Sperimentando il potere della Yakruna i coloni potranno entrare in quel profondo contatto con l’ambiente necessario a viverlo con la giusta armonia. Ma questo non eviterà la dissoluzione di quei popoli capaci di vivere pienamente le foreste, l’acqua, gli animali, bravi a capire il mondo intorno per viverci meglio, al contrario dei coloni, la cui abilità veniva sviluppata con l’unico fine di dominarlo.