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Il giorno in cui Lucia e Marcelo, giovane coppia argentina, stanno per trasferirsi nell’appartamento che hanno scelto di acquistare comincia male. L’appuntamento per l’acquisto salta per essere rimandato al giorno dopo. Il malumore causato da questo evento da il via ad una lunghissima giornata di conflittualità violenta, dove tutta la rabbia inespressa nel tempo viene gettata sull’altro.
Juan Schnitman mette in scena quasi un kammerspiel dove la macchina segue da vicinissimo i lunghissimi dialoghi tra i due protagonisti, per la maggior parte del tempo in interno, in casa loro. È la descrizione di un rapporto di coppia che è divenuta una prigione per entrambi. Nessuno dei due è capace di comunicare bisogni e paure ed accumula rabbia e risentimento che ciclicamente esplodono diventando al tempo stesso unico momento di vicinanza emotiva. Allo stesso tempo sono entrambi incapaci di rinunciare alla relazione, troppa è la paura di trovarsi soli, e questo finisce per essere ulteriore motivo di risentimento. La messa in scena parla proprio di questa staticità relazionale con le sue lunghe scene senza stacchi; allo stesso tempo la camera che è sempre a mano, si muove a testimoniare l’instabilità e il disagio dei due protagonisti. I piani strettissimi restituiscono la sensazione di soffocamento che i due respirano in un rapporto dove non ci sono altre possibilità che mantenere le cose come sono, in una condizione che finisce per essere di estremo egoismo

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