I ragazzi stanno bene racconta eventi che capitano in tante famiglie. In questo caso la famiglia è una atipica, sono due donne omosessuali Nic e Julie che hanno due figli in età adolescenziale, Joni e Laser. Sono figli dello stesso donatore di seme che ha permesso alle due donne di avere ognuna il proprio figlio. Per i due ragazzi è l’età della ricerca dell’identità e questo li spinge a ricercare e contattare il loro padre biologico, Paul. Si viene a configurare, poco a poco una famiglia allargata, con Paul che è l’eterno immaturo che comincia a scoprire i piaceri della famiglia. Frequentando i figli entra a far parte del nucleo e finisce per innamorarsi di Julie con la quale inizia una relazione. E’ solo l’evento finale di una crisi familiare che ha origini lontane e che una volta scoppiato porterà ad una nuova ricomposizione della famiglia.
Il film di Lisa Cholodenko evidenzia le crisi tipiche di ogni famiglia, crisi alle quali non sfuggono nemmeno le famiglie non convenzionali. I pregiudizi, la routine, i ruoli che diventano rigidi, i conflitti coi figli nell’età dell’adolescenza e il tradimento. Un ritratto sulle nevrosi familiari e sull’ importanza della famiglia, luogo importante di crescita di sviluppo e dove si trovano certezze, pur avendo, a volte, costi elevati da sostenere. Ben se ne accorge Paul, che vorrebbe appropriarsi di una famiglia già pronta, quasi a voler evitare di passare attraverso tutte le difficolta che comporta formarla.
I ragazzi stanno bene è il tentativo di rendere normale una famiglia atipica mostrandone le criticità delle famiglie tradizionali. A mio avviso è un tentativo di normalizzazione che perde di vista le reali peculiarità, gli aspetti postivi e quelli negativi di una famiglia di questo tipo; aspetti di cui rimiamo abbastanza all’oscuro non essendo indagate.
Una commedia semplice che si fa seguire con partecipazione.