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Teo è un creativo pubblicitario quarantenne, è fidanzato con Greta e si concede diverse avventure con altre donne. Viene da una storia famigliare difficile e forse per questo fatica ad impegnarsi nelle relazioni e mantiene un profilo superficiale nelle cose della vita. Quando incontra Emma, osteopata non vedente, si trova ad affrontare situazioni nuove che lo mettono alla prova e che richiedono un diverso tipo di impegno.
Soldini affronta un tema che ha già affrontato in film precedenti e che ormai è divenuto uno stereotipo di un certo cinema italiano degli ultimi anni: le relazioni, con accento particolare sull’uomo, vissute in modo immaturo, mosse dalle passioni più che da sentimenti profondi. La difficoltà del protagonista di vivere in modo adulto il rapporto di coppia si risolve miracolosamente grazie ad un nuovo incontro, che dovrebbe, teoricamente spingerlo ad un passo evolutivo. Da quello che vediamo però non si capisce come questo percorso diventi possibile visto quanto poco sono strutturati i personaggi, che vivono da eterni immaturi. Non che non esistano storie e persone simili, anzi, ma questo personaggio che Soldini prolunga nel tempo meriterebbe finalmente un’evoluzione diversa.

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