Julia è una donna di mezza età che ha una vita del tutto sregolata. È sola. Alcolista, ogni notte finisce in un letto diverso da dove al mattino si alza incredula. La sua vita è fatta di espedienti, bugie, tutto finalizzato ad arrivare al termine della giornata. Quando, in una riunione di alcolisti anonimi, una giovane donna messicana le propone di aiutarla a rapire il suo bambino sottrattole dal nonno ricco, Julia intravede la possibilità di fare un guadagno, anche oltre gli accordi con la donna. Le cose però diverranno sempre più complesse da gestire-
Erick Zonca mette in scene il ritratto di una donna sola, con grandi problematiche esistenziali. È con lei che Zonca propone la totale identificazione, o quanto meno è a lei che è affidato il compito di portare avanti la storia. Emerge il percorso di una donna che non può uscire da un ciclo di ripetizioni e negatività che non possono far altro che portarne altre finche non viene toccata nella sua affettività profonda. Dal cinismo inziale la protagonista passa via via ad un attaccamento affettivo col bambino con cui si trova a trascorrere tutto il suo tempo, fino a sperimentare sentimenti materni. In quel momento qualcosa cambia nella vita di Julia, sentirsi importante per qualcuno e allo stesso tempo prendersi cura di lui da modo alla donna di cominciare ad incrinare quelle sovrastrutture difensive che aveva costruito nel tempo, utili ad allontanare un vissuto di forti sofferenze emotive.