Terminati gli studi, Stefano torna a casa con la convinzione di farsi prete: il mondo con la sua corruzione morale, siamo in pieno Boom economico, non lo attira, forse lo spaventa. Il padre, facoltoso industriale milanese non ne vuole sapere e arriverà a fare qualsiasi cosa pur di farlo desistere, non ultimo lo scontro fisico.
Quello di Bolognini è un film duro, decisamente austero, seppur indebolito dal tempo nei temi che tratta. Attuale e credibile invece è l’intensità e il rigore con cui è affrontato il lavoro, tanto da fa rimpiangere certi film di quel periodo. Il tema della verità, della pulizia morale in contrasto all’avere, al potere e alla ricchezza è ovviamente un tema immortale ed è affrontato da Bolognini come si affronta una battaglia fisica. Quello tra padre e figlio è un vero corpo a corpo, ma è un incontro/scontro fisico anche quello tra Stefano e Adriana, usata dal padre come arma sessuale per indebolirlo. È anche il corpo disarticolato del giovane dipendente del padre, suicida per non poter affrontare la realtà. I corpi negli anni 60 hanno ancora un valore antico, fondamentale per la sopravvivenza, portano con sé ancora il retaggio di una cultura popolare, dell’uomo che ancora poco si interroga sulla condizione umana
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