È una narrazione abbastanza semplice quella del film di Benoît Jacquot, che si limita a seguire per l’intera giornata il movimento della protagonista, il suo corpo, il suo ritmo che la porta tra i corridoi dell’hotel e nelle strade della città. È il ritratto di una vita frenetica, fatta di solitudini che si incontrano per brevi istanti, e che quasi sempre risultano essere incontri ostili, sia con i colleghi sia con i clienti. Il racconto riesce ad essere in ogni caso sempre interessante, i piccoli episodi ci portano a conoscere un variegato mondo di umanità complesse, destinate a stare insieme solo per poco tempo. Ed è questa, lo stare sola, la scelta della protagonista che a suo modo compie un percorso di individuazione attraverso le esperienze che vive.
La fille seule di Benoît Jacquot
Valerie ha 20 anni, è in un bistrot di Parigi che annuncia al suo fidanzato, Remi, di essere incinta. Remi rimane interdetto e non appare molto contento della novità, chiede del tempo per riflettere, che Valerie interpreta come una mancanza di adesione al nuovo progetto di vita. Ma un’altra parte importante della vita della ragazza sta per cominciare: il lavoro come cameriera in un importante hotel della città. La giornata inizia molto presto con il servizio di colazione in camera e prosegue tra brevi incontri con clienti e colleghi fino al momento in cui Valerie ritrova Remi per capire cosa ne sarà di loro.
È una narrazione abbastanza semplice quella del film di Benoît Jacquot, che si limita a seguire per l’intera giornata il movimento della protagonista, il suo corpo, il suo ritmo che la porta tra i corridoi dell’hotel e nelle strade della città. È il ritratto di una vita frenetica, fatta di solitudini che si incontrano per brevi istanti, e che quasi sempre risultano essere incontri ostili, sia con i colleghi sia con i clienti. Il racconto riesce ad essere in ogni caso sempre interessante, i piccoli episodi ci portano a conoscere un variegato mondo di umanità complesse, destinate a stare insieme solo per poco tempo. Ed è questa, lo stare sola, la scelta della protagonista che a suo modo compie un percorso di individuazione attraverso le esperienze che vive.
È una narrazione abbastanza semplice quella del film di Benoît Jacquot, che si limita a seguire per l’intera giornata il movimento della protagonista, il suo corpo, il suo ritmo che la porta tra i corridoi dell’hotel e nelle strade della città. È il ritratto di una vita frenetica, fatta di solitudini che si incontrano per brevi istanti, e che quasi sempre risultano essere incontri ostili, sia con i colleghi sia con i clienti. Il racconto riesce ad essere in ogni caso sempre interessante, i piccoli episodi ci portano a conoscere un variegato mondo di umanità complesse, destinate a stare insieme solo per poco tempo. Ed è questa, lo stare sola, la scelta della protagonista che a suo modo compie un percorso di individuazione attraverso le esperienze che vive.