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Davide è un giovane squattrinato di borgata, con un figlio appena nato a carico. Vorrebbe sposare Ivana, madre del bimbo, ma la mancanza di denaro lo porta a bighellonare in giro in cerca di opportunità, lavorative e sentimentali. Entra casualmente in un giro di industriali che lavorano con l’olio di oliva, con mezzi poco legali. L’impiego dura poche ore e alla fine della giornata, non trova di meglio da fare che commettere un furto ce come egli stesso dirà, non fa del male a nessuno.
Tracce di neorealismo nel film di Mauro Bolognini che affronta uno dei temi portanti dell’epoca: la forbice sociale sempre più evidente tra poveri e ricchi. Il film, che descrive dalla mattina alla sera gli eventi di un giorno qualunque, racconta le peripezie di un giovane squattrinato che tenta di portare a casa la giornata, circondato da uomini e donne che a loro volta cercano di che sopravvivere. Persino tra i ricchi la sensazione diffusa è che si cerchi di arrangiarsi alla meno peggio per portare a casa quel piccolo guadagno. Tutti accomunati, quindi, dalla necessità di farla franca, di fronte agli ostacoli che la vita propone, chi più chi meno cercando di salvare almeno qualcosa della morale. A compensare il crudo realismo della storia narrata, l’elegante regia di Bolognini che apre con un bel piano sequenza del cortile/villaggio dove vivono i disgraziati protagonisti.

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