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Giovanni vive ad Ancona con la moglie Paola e i due figli adolescenti Andrea ed Irene. Psicoanalista, svolge il suo lavoro con passione e il dovuto distacco. La loro è una famiglia serena, c’è fiducia affetto e dialogo tra tutti.
Andrea nella sua irrequietezza adolescenziale a volte eccede, e proprio durante una escursione subacquea, muore.
Il dramma familiare viene vissuto da ognuno in modo diverso portando il sistema ad una crisi profonda.

Il tema della perdita, e in particolare di una tra le più dolorose, è affrontato da Nanni Moretti con rigore, senza sentimentalismi e allo stesso tempo con grande efficacia. Il lutto viene rappresentato dai piccoli gesti quotidiano di ognuno dei protagonisti, e lo smarrimento dei protagonisti è lo stesso smarrimento che ho provato da spettatore.  La mancanza di risposte e l’ineluttabilità degli eventi della vita fanno sentire estremamente fragili. L’esperienza del dolore porta in contatto con nuove profondità dell’anima e cosi diventa possibile sentire più vicino il dolore degli altri. La pratica professionale di Giovanni in qualche modo ne guadagna in un primo tempo, ma poi l’estrema vicinanza ai sentimenti dei pazienti diventa insostenibile. La crisi profonda dei singoli componenti del sistema famiglia diviene crisi dell’intero gruppo e diventa necessario operare una trasformazione, che passa attraverso la giusta collocazione del ricordo e del sentimento ad esso legato. Nel caso del film, una ragazza che aveva avuto un breve incontro con Andrea diviene il mezzo per operare questa trasformazione, divenendo il simbolo del passato e del futuro legato al ricordo del figlio.

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