Ho visto questo film alla rassegna CINEMENTE – Cinema e Psicanalisi al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Questa opera prima di Leonardo Guerra Seragnoli si caratterizza sin dalle prime inquadrature per un forte senso estetico di ispirazione orientale. E’ la storia di Naomi, una mamma che per ragioni legate alla sua saluta psicologica perde la possibilità di avere contatti con suo figlio Ken fino a quando questo non diventerà maggiorenne. Il bambino ha 7 anni e prima di questa difficile separazione Naomi ha la possibilità di passare con il figlio 4 giorni su una grande barca a vela di proprietà del padre del bambino.
È un percorso difficile e riparativo della grande ferita data dalla mancanza della figura materna. Affidato al padre e ad una serie di persone che lavorano per lui Ken ha perso il contatto con la parte intuitiva e affettiva: ha abbandonato il mondo delle possibilità e dei sogni per seguire il regime fatto di regole che l’istanza paterna può offrire. Un lento lavoro di riavvicinamento consente alla mamma di rompere l’isolamento dorato del bambino che è simbolicamente rappresentato dallo yacht in mezzo al mare per portarlo a contattare la terraferma, la natura: l’istanza materna. La separazione lascerà intatta questa ritrovata esperienza di contatto con la figura materna “buona”.