In una società del futuro prossimo, dove la tecnologia interagisce con l’uomo in modo più fluido, Theodore vive la sua vita in una condizione di solitudine. Ha alle spalle la separazione con la moglie e il divorzio da compiere, e che non riesce a portare a termine. Prova per curiosità un nuovo sistema operativo, che promette avere una coscienza propria, e in effetti poco a poco stabilisce con Samantha, la voce del sistema, un rapporto sempre più intimo, fino a trasformarsi in una storia d’amore. E non è l’unico: per le strade tutti parlano, apparentemente da soli, mentre comunicano con il proprio sistema. Al culmine dell’innamoramento, Samantha e tutti gli altri sistemi, se ne andranno, lasciano gli uomini a ricostruire i loro rapporto sociali.
Un film interessante questo di Spike Jonze. Bella fotografia che aiuta l’identificazione con un futuro prossimo che è alle prese con i soliti problemi dell’uomo, pur se trasferiti nel rapporto con la tecnologia. La sceneggiatura scorre non sempre fluida con alcuni momenti che rimangono incompiuti. Theodore, vivendo un rapporto esclusivo con sistema operativo, senza un corpo, può sperimentare un rapporto di intimità con se stesso più profondo, in quanto unico partecipante concreto. I vissuti emotivi dell’innamoramento, della gelosia ed infine dell’abbandono sono amplificati, e al tempo stesso vissuti con una partecipazione più ampia, tanto da essere riparativi. E cosi dopo aver imparato a confidarsi, a manifestare le proprie emozioni, Theodore infine impara a lasciare andare Samantha, il grande amore, e a ringraziarla per tutto quello che gli ha dato. E con Samantha può finalmente ringraziare e riappacificarsi col ricordo della ex moglie, per ricominciare una nuova vita. Il film mi ha lasciato una sensazione di malinconia, il saluto definitivo è un momento che lascia un pò di tristezza, tanto più quando è possibile riconoscere tutto il buono che quel rapporto ci ha lasciato.