Eric è un impiegato delle poste di mezza età con alle spalle una vita di fallimenti. A cominciare dal suo primo matrimonio finito perché pur amando la moglie, era incapace di reggere l’ansia che questo generava. Il suo carattere remissivo, la paura di prendere iniziative, nei 30 anni successivi lo portano in uno stato di pessimismo e depressione. Per sua fortuna qualche amico e la passione per il Manchester gli danno quella piccola speranza per andare avanti.
Ma quando, per via della figlia che hanno in comune Eric è costretto a rivedere la prima moglie, la situazione precipita: la sua incapacità di incontrare la moglie che pure desidera vedere acuiscono la crisi. A questo punto arriva un mentore in suo aiuto: Eric Cantona, il calciatore del Manchester, suo idolo.
Grazie al supporto di questo nuovo amico che lo aiuta tra le altre cose a ripercorrere la sua storia comincia una lenta risalita che culminerà in una impresa che vale quanto quelle compiute sul campo di calcio dal calciatore che ama.
E’ un film molto bello questo di Ken Loach, che alterna momenti di divertimento ad altri drammatici, pause di rifllessione ad azioni concitate e nel finale commuove.
Le grandi difficoltà del protagonista cominciano a trovare una soluzione proprio quando è chiamato ad una azione importante. In quel momento si attivano le sue risorse, stabilisci un contatto con un amico immaginario, che in qualche modo rappresenta un’altra parte di sé. Superando i blocchi che la paura gli impone, prendendo qualche rischio e cambiando le abitudini protettive della sua vita, il protagonista migliora il contatto con sè stesso e quindi con gli altri. La solidarietà degli amici, la forza del gruppo diventano un potente mezzo per risolvere questioni molto complesse.