Tornando a casa di sera tra le strade innevate della campagna canadese Tomas urta uno slittino con a bordo due bambini. Uno dei due perde la vita e per lui, scrittore alle prese con una crisi creativa, e Kate, la mamma dei due bambini, comincia una lunga battaglia coi propri sensi di colpa che si manifesta soprattutto nelle relazioni, sempre difficili Ci vorranno anni prima che l’episodio possa essere messo da parte.
Ho trovato insolito questo film di Wim Wenders che perde la sua poetica mantenendo comunque intatta l’abilita del regista. Il soggetto sin troppo semplice e prevedibile viene svolto in un contesto quasi patinato ed è interessante il ricorso alla suspence che Wenders più volte ripropone come a sottolineare lo stato di continua allerta di chi ha subito un trauma e ne porta il senso di colpa sulla pelle. Durante il film ho avvertito una sensazione di disagio che probabilmente veniva da una mancanza di chiarezza sul motivo per cui questa storia così semplice venisse raccontata in un modo anche poco autentico. E allora immagino che l’idea che percepisco che si insinua sotto al tema esplicito è che quel senso di colpa sia una pretesto perché i protagonisti possano vivere appieno le loro inquietudini, già evidenti prima dell’incidente. E che questo conflitto interiore così potente sia prezioso perché utile a sviluppare in modo creativo le loro abilità. Fino al momento in cui tutto questo non serve più, e allora è possibile riappacificarsi.