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il gioco delle passioni
In un condominio di Lisbona una anziana signora con la sua badante capoverdiana si rivolgono spesso alla vicina, donna energica e attenta ai loro bisogni. L’anziana signora prima di morire chiede di contattare Gian Luca Ventura, uomo che aveva conosciuto quando, giovane sposa, viveva nella colonia portoghese del Mozambico. Gian Luca, che vive in una casa di riposo per anziani, arriva tardi all’incontro e allora comincia a raccontare la loro storia. Il film di Miguel Gomes è girato in bianco e nero e nel vecchio formato 4/3 e si distingue in due parti: la prima è l’attualità dove vengono rappresentate tre donne sole, vicine di casa, unite da relazioni di diversa natura, che tentano di andare avanti nella loro vita tra tante difficoltà; la seconda è un lungo flashback raccontato esclusivamente con la voce fuori campo del protagonista, senza nessun dialogo dove viene raccontata una storia d’amore appassionante, un amore impossibile e tragico. La seconda parte richiama direttamente l’epopea del cinema muto, con la voce off a sostituire i cartelli. Probabilmente è proprio la mancanza di dialoghi a conferire al film un’aura speciale, il racconto della storia d’amore è davvero coinvolgente, potente e leggero allo stesso tempo e la possibilità di concentrarsi sulle immagini stimola anche una partecipazione fantasiosa. È un film sulla vita e sulla storia delle persone, che può essere inaspettatamente incredibile anche in quegli individui apparentemente “anonimi”; è un film sulla potenza creativa e distruttiva delle passioni amorose. Inaspettatamente bello!